mercoledì 25 marzo 2015

Piste ciclabili.


  


Se ne parla tanto. Tra i ciclisti c'è chi le vorrebbe in qualsiasi strada per pedalare sicuro e chi le snobba per principio considerandole un'oscena prigione di cui non ci deve essere bisogno. Io personalmente cerco di analizzare la questione in modo un po' più scientifico e sono giunto alla conclusione che la verità sta un po' nel mezzo: le piste ciclabili sono utili, ma non si può pretendere di averne sempre una che passa sotto casa e soprattutto ci sono anche situazioni in cui non rappresentano la migliore soluzione di mobilità. Ovviamente affinché siano utili devono essere ben progettate, ben realizzate e soprattutto libere da invasori di ogni sorta. Non importa se sono pedoni, pisciatori di cani o automobili parcheggiate: le piste devono permettere di viaggiare fluidi e senza intoppi.
Ma cosa dice la legge? In Italia il codice della strada all'articolo 182 dichiara che le ciclabili, se ci sono, vanno usate. Quindi c'è poco spazio all'interpretazione: se di fianco a una ciclabile decidiamo di andare in strada siamo sanzionabili. Oltre alla multa però ci sono anche altre variabili da valutare e la prima è senza dubbio la sicurezza. Ovvero: anche se siamo obbligati, è conveniente pedalare sempre sulle ciclabili? Secondo me no, almeno non sempre. Facciamo qualche caso per chiarire.



Famiglia coi bimbi che va a spasso la domenica
Se chi pedala raggiunge a mala pena punte dei 10 km/h o ha tolto le rotelline la settimana scorsa, l'uso di una pista ciclabile è consigliato senza ombra di dubbio. Mettere per strada un bambino o una qualsiasi persona che non riesce a padroneggiare adeguatamente il mezzo è un'incoscienza. Mi è già capitato di rischiare grosso in bici e soprattutto in auto trovandomi davanti gente che non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo e gradirei che la cosa non si ripetesse mai più.



Gente che usa la bici come mezzo di trasporto
Questa è una situazione decisamente ambigua perché muoversi in bici vuol dire tutto e niente. Possiamo trovarci davanti a un ciclista che deve raggiungere il posto di lavoro e non ha nemmeno un minuto da perdere o possiamo aver a che fare con uno che sta andando a fare la spesa con tutta calma. La discriminante va trovata nella velocità: più ci si avvicina ai 30 km/h e meno ha senso usare le ciclabili in quanto la differenza con i veicoli a motore diminuisce e soprattutto perché ogni volta che ci si trova ad incrociare una strada aperta al traffico sarebbero necessarie violente ed inefficienti frenate per evitare di andare a scontrarsi col flusso del traffico che spesso non si aspetta che spunti una bici dal nulla.


Agonisti in allenamento
Roadie, mountainbiker o fixieboy solitamente hanno mezzi che a livello di prestazioni non sono neanche lontanamente paragonabili alle bici da passeggio che si vedono in città e di conseguenza possono raggiungere velocità da limite del codice della strada senza nemmeno troppo sforzo. Non ci vuole molto a capire che viaggiare a più di 40 km/h su una ciclabile non solo è pericoloso per sé stessi a causa della progettazione fatta per spostamenti più dolci, ma anche per i ciclisti delle categorie dei 2 punti precedenti che quasi sicuramente non sono preparati a trovarsi a fianco dei missili terra-terra vestiti di lycra che devono prendere il kom su Strava. Stare in gruppo e avere la visibilità solo sul culo di chi ci apre l'aria peggiora solo le cose.

Tutto sto bel discorso sulle varie categorie ovviamente vale solo nel caso in cui la progettazione e la realizzazione delle piste ciclabili sia stata fatta con criterio. Una riga di vernice tracciata su un marciapiede non è quasi mai un buon percorso ciclabile e spesso ci si trova in situazioni dove si viaggia in sicurezza solo a passo d'uomo o poco più.
Quindi in definitiva suggerisco di valutare bene in base al tipo di percorso e al modo in cui vogliamo affrontarlo se vale la pena viaggiare nell'illecito o se ci si può accontentare delle infrastrutture disponibili.

P.S.
Questo post mi è stato ispirato da un fallito in macchina che, mentre stavo menando in bici da corsa e mi rifiutavo di fare un'orrenda ciclabile piena di scivoli, ha deciso di perdere del tempo per ricordarmi che non dovevo viaggiare in strada. Direi che è stata una delle volte in cui ho provato più soddisfazione a vederlo bloccato in coda 100 metri più avanti e a fargli una risata in faccia mentre gli sfilavo a fianco.