mercoledì 27 marzo 2013

Riparare un parafango - il costo della manodopera

Per i non esperti può sembrare strano, ma in ambito di meccanica ciclistica ormai ci sono sempre più lavori che i professionisti non si possono permettere di fare perché semplicemente non ci guadagnano abbastanza. Un esempio banale e molto comune è la rottura dell'occhiello metallico che tiene attaccato il parafango anteriore alla testa della forcella. Dopo anni di utilizzo, nel mio caso 10, capita che questo si spacchi e lasci tutto a penzoloni a strisciare sulla ruota, situazione oltre che fastidiosa anche pericolosa perché rischia di inchiodare senza preavviso la ruota anteriore con conseguente caduta dalla bici. La domanda che si pongono i ciclisti che hanno subito questo danno e che si apprestano a varcare la soglia di un'officina è: si può riparare? Ovviamente sì, a patto di avere a disposizione un banchetto da lavoro con gli utensili più comuni, viti e dadi m6, una staffa metallica (la mia è presa da una vecchissima autoradio), un trapano con punta da metallo, un dremel con disco da taglio (va bene anche un seghetto ma ci si mette il triplo), le giuste abilità per saper usare tutta sta roba e soprattutto un'ora del proprio tempo da dedicare a un lavoro da pochi euro. Già, perché una coppia di parafanghi da city bike nuovi di pacca viaggia intorno ai 15 euri  e il tempo di montaggio è decisamente basso. Quindi è impensabile che il meccanico che fa un lavoro del genere chieda di farsi pagare per una riparazione più di quanto costa la sostituzione. Chi gestisce la sua officina e si deve già pagare tasse, bollette e spese varie ha un bisogno disperato, soprattutto in alta stagione, di ottimizzare al meglio il proprio lavoro evitando come la peste di perdere tempo a smanettare con gli attrezzi quando basta prendere quello che serve in magazzino e montarlo. Purtroppo alcuni clienti pretendono di poter aggiustare qualsiasi cosa e con pochi spiccioli. Mi dispiace, ma il mercato è sempre più competitivo e i piccoli artigiani non possono stare dietro ai sogni di decrescita felice e risparmio mentre la grande distribuzione nostrana attacca frontalmente e i mail order teutonici e d'oltre manica bombardano da lontano. Chi vuole seguire a tutti i costi gli ideali della riparazione e del riutilizzo totale non ha alternative a imparare a farsi le cose da sé.