La scusa che trovo per comprarmi una nuova bici è sempre la stessa: ho parecchi pezzi che stanno in garage a prendere polvere e mi manca solo un telaio per montarceli sopra e poterli usare. Così lo scorso settembre, giusto in tempo per la prima garetta di ciclocross, mi sono fatto l'ennesima bici monovelocità.
Il telaio e la forcella sono in acciaio al cr-mo di fabbricazione taiwanese e commercializzati On-One, sotto marca dedicata al fuoristrada di un'affermata azienda inglese che risponde al nome di Planet X Bikes. Il modello è il ben noto telaio da ciclocross single speed che si chiama come quella cosa che tanto piace a noi maschietti quando torniamo a casa dopo una gita in bici... e non sto parlando di una pinta di birra ghiacciata. Il pezzaccio di ferro presenta saldature curate, una verniciatura resistente e una cura complessiva nei dettagli che si direbbe prerogativa di telai ben più costosi. Ho optato per la taglia XL su cui sto abbastanza comodo col mio metro e novanta, anche se il fuorisella e la quantità di spessori sopra la serie sterzo mi suggeriscono che forse è un filo piccolo. Comunque ci ho già fatto 160 km in una botta sola e non sono morto di dolori articolari, quindi non mi lamento.
Nella guida mi ha piacevolmente stupito. Era da tempo che non usavo seriamente una bella bici tutta d'acciaio e anche io affermo con orgoglio che "steel is real". Le asperità vengono ben filtrate senza accanirsi su schiena e polsi mentre quando c'è da scaricare la potenza della pedalata sulla trasmissione non si avvertono flessioni indesiderate e la bici scatta in avanti come ci si aspetta. Dopo anni di alluminio mi sono ri-innamorato dell'acciaio e potrei farci un pensierino per una futura bici da strada.
Nella guida mi ha piacevolmente stupito. Era da tempo che non usavo seriamente una bella bici tutta d'acciaio e anche io affermo con orgoglio che "steel is real". Le asperità vengono ben filtrate senza accanirsi su schiena e polsi mentre quando c'è da scaricare la potenza della pedalata sulla trasmissione non si avvertono flessioni indesiderate e la bici scatta in avanti come ci si aspetta. Dopo anni di alluminio mi sono ri-innamorato dell'acciaio e potrei farci un pensierino per una futura bici da strada.
La trasmissione è single speed con rapporto 39:18 per cercare di fare un
po' di tutto, anche se usandolo non l'ho trovato poi così versatile. È
vero che con questa combinazione di corona e pignone sono riuscito a
muovermi in città, in ambito extraurbano e a fare qualche garetta di
ciclocross insieme a gente col cambio senza troppo sfigurare, ma per
essere competitivi ci starebbe un dente in più sulla ruota libera in
fuoristrada e uno in meno su asfalto.
La guarnitura è una Shimano Tiagra con giro bulloni 130 e pedivelle da 175 mm. La cosa gradevole è che usando la corona interna si ottiene una perfetta linea catena con mozzi da pista, nel mio caso dei Novatec.
Le ruote sono composte appunto da mozzi Novatec, 28 raggi DT competition radiali davanti e in terza dietro montati su cerchi DT R520.
L'impianto frenante consiste di una coppia di mini v-brake della tektro azionati da leve strada Shimano e una coppia di levette supplementari ai lati dell'attacco manubrio che ho trovato estrememente comode nei ripidini dei circuiti da ciclocross e nella guida in città quando c'è da stare un po' più alti per avere una visione migliore sul traffico se c'è da impegnare un incrocio o anche solo in caso di guida rilassata.
Se qualcuno si sta chiedendo come mai il telaio e la forcella non siano dello stesso colore, la risposta è molto semplice: la forcella era un pezzo invenduto di qualche anno fa e costava meno di quelle dello stesso colore del telaio. Rischiando di fare come la volpe con l'uva mi sbilancio nel dire che l'accostamento cromatico mi garba parecchio.
Con un paio di luci a led il Pompino diventa una splendida commuter più versatile di una fissa e comoda quasi come una passeggiona.