martedì 30 luglio 2013

Apribottiglia creativo.

Non sono mai stato un drago ad aprire le birre con l'accendino, soprattutto considerato che non fumo e non ne ho mai dietro uno. Così una sera, stanco di chiedere ai baristi di aprirmi le bottiglie, ho messo al lavoro un po' di quella capacità cranica che mi differenzia dagli animali per inventarmi un uso improprio dei pedali che monto sulle mie cavalcature. Il risultato è impressionante e non fa altro che rafforzare il mio amore per gli amici con gli occhi a mandorla che mi hanno messo a disposizione un componente 100% multifunzione. Mi spiace per i vicentini, ma il loro cavatappi fa quello e basta.

mercoledì 27 marzo 2013

Riparare un parafango - il costo della manodopera

Per i non esperti può sembrare strano, ma in ambito di meccanica ciclistica ormai ci sono sempre più lavori che i professionisti non si possono permettere di fare perché semplicemente non ci guadagnano abbastanza. Un esempio banale e molto comune è la rottura dell'occhiello metallico che tiene attaccato il parafango anteriore alla testa della forcella. Dopo anni di utilizzo, nel mio caso 10, capita che questo si spacchi e lasci tutto a penzoloni a strisciare sulla ruota, situazione oltre che fastidiosa anche pericolosa perché rischia di inchiodare senza preavviso la ruota anteriore con conseguente caduta dalla bici. La domanda che si pongono i ciclisti che hanno subito questo danno e che si apprestano a varcare la soglia di un'officina è: si può riparare? Ovviamente sì, a patto di avere a disposizione un banchetto da lavoro con gli utensili più comuni, viti e dadi m6, una staffa metallica (la mia è presa da una vecchissima autoradio), un trapano con punta da metallo, un dremel con disco da taglio (va bene anche un seghetto ma ci si mette il triplo), le giuste abilità per saper usare tutta sta roba e soprattutto un'ora del proprio tempo da dedicare a un lavoro da pochi euro. Già, perché una coppia di parafanghi da city bike nuovi di pacca viaggia intorno ai 15 euri  e il tempo di montaggio è decisamente basso. Quindi è impensabile che il meccanico che fa un lavoro del genere chieda di farsi pagare per una riparazione più di quanto costa la sostituzione. Chi gestisce la sua officina e si deve già pagare tasse, bollette e spese varie ha un bisogno disperato, soprattutto in alta stagione, di ottimizzare al meglio il proprio lavoro evitando come la peste di perdere tempo a smanettare con gli attrezzi quando basta prendere quello che serve in magazzino e montarlo. Purtroppo alcuni clienti pretendono di poter aggiustare qualsiasi cosa e con pochi spiccioli. Mi dispiace, ma il mercato è sempre più competitivo e i piccoli artigiani non possono stare dietro ai sogni di decrescita felice e risparmio mentre la grande distribuzione nostrana attacca frontalmente e i mail order teutonici e d'oltre manica bombardano da lontano. Chi vuole seguire a tutti i costi gli ideali della riparazione e del riutilizzo totale non ha alternative a imparare a farsi le cose da sé.

martedì 19 febbraio 2013

Premium Rush: recensione!


Ieri sono finalmente riuscito a vedere il film atteso dai fakenger di tutto il mondo: "Premium Rush". E qui ci piazzo subito un bello spoiler prima che qualcuno inizi a rompere che gli ho spiattellato il finale.



In italiano il titolo è stato frettolosamente tradotto in "Senza Freni". È il classico filmetto americano d'azione  che contiene un po' tutti gli stereotipi visti e rivisti: il protagonista un po' perdente che però sotto sotto è un figo, la tipa di cui è innamorato il protagonista un po' perdente che non lo caga ma poi si innamora di lui, il rivale super tecnologico e all'ultimo grido che però poi si arrende all'inferiorità nei confronti del protagonista un po' perdente, il cattivo che, forte della sua autorità e del suo potere, vessa il protagonista un po' perdente ma si riduce a fare una fine tragica, un po' di patriottismo squallido e invettiva nei confronti dei paesi comunisti, etc... insomma nulla di nuovo. Se volete leggervi la trama esiste wikipedia.

Per evitare le solite banalità che si saranno già scritte un po' ovunque sul web mi piacerebbe soffermarmi sulle questioni ciclistiche che ho trovato più o meno verosimili e sugli aspetti in cui mi sono riconosciuto in prima persona. Partiamo dalle cazzate.
Prima cosa: i freni. L'ho già scritto in passato come la penso sulla questione fissa e freni. Uno può essere d'accordo o meno sul montarli sulla propria bici, ma non inventiamoci panzane: se ti trovi di colpo un bidone della spazzatura davanti alle ruote e ai lati hai 2 file di macchine l'unica è sperare di fermarsi in tempo. Col freno anteriore forse ce la fai o forse no, ma di sicuro in caso di impatto starai andando nettamente più piano che se fossi brakeless. Ridicola poi la scenetta della tipa che dopo il capottone smonta freno e leva (che sembra che non abbia nemmeno il collarino apribile, quindi ha smontato pure la manopola in strada?) e se ne va contenta perché in fondo il protagonista sfigato gliela contava giusta su quello strumento demoniaco. Il tutto reso ancora più ridicolo dal fatto che a inizio film lo stesso personaggio evita di stamparsi dentro un taxi che le taglia la strada proprio grazie al freno.
Seconda cosa: tutta sta competizione fatta di prese per il culo e punzecchiature tra chi usa bici fisse in acciaio o astronavi in carbonio col cambio elettronico io non l'ho veramente mai vista da nessuna parte. Se era per avere l'ennesimo pretesto per ambientare l'ennesima garetta improvvisata in ambiente urbano ben venga, ma nella realtà sta cosa proprio non esiste.
Terza cosa collegata con la seconda: in un contesto urbano pianeggiante una fissa se la gioca bene con qualsiasi altra bici. In un percorso fatto di salite e discese freni, ruota libera e cambio fanno la differenza e parecchio.
Quarta cosa: l'incidente del protagonista.  Una bici che fa un botto del genere non si rompe in quel modo. Soprattutto se si rompono dei raggi non si piegano a 90 gradi come nel film.

E ora le cose che mi hanno esaltato.
Ovviamente le scene di azione anche se un po' troppo ricche di computer grafica. Tutte fatte molto bene, adrenaliniche e in cui mi sono molto immedesimato, almeno quelle più sensate. In particolare ho trovato splendida la descrizione di come noi ciclisti urbani davanti a una serie di ostacoli in movimento ci facciamo al volo una serie di traiettorie alternative per cercare di passare nel modo più veloce e indolore possibile. Bella anche la rappresentazione grafica con inquadratura sugli occhi del ciclista e poi freccina serpeggiante sull'asfalto. Sembrava quasi di giocare a Max Payne!
Molto carino anche il riferimento alle alleycat che per fortuna vengono appena menzionate senza montarci sopra più fanatismo di quello che già esiste.
E per finire la trama ha il suo perché. Non è nulla di originale o degno di nota, ma si lascia guardare in scioltezza senza tempi morti. Per apprezzarla in pieno probabilmente bisogna essere un po' dei fakenger, ma a noi ci piace così.

sabato 5 gennaio 2013

Oh brutti imbecilli...

Ma perché invece di fare ste cazzate non si riparano le bici esistenti che cadono a pezzi soprattutto per quel che riguarda l'impianto luci?