martedì 19 febbraio 2013

Premium Rush: recensione!


Ieri sono finalmente riuscito a vedere il film atteso dai fakenger di tutto il mondo: "Premium Rush". E qui ci piazzo subito un bello spoiler prima che qualcuno inizi a rompere che gli ho spiattellato il finale.



In italiano il titolo è stato frettolosamente tradotto in "Senza Freni". È il classico filmetto americano d'azione  che contiene un po' tutti gli stereotipi visti e rivisti: il protagonista un po' perdente che però sotto sotto è un figo, la tipa di cui è innamorato il protagonista un po' perdente che non lo caga ma poi si innamora di lui, il rivale super tecnologico e all'ultimo grido che però poi si arrende all'inferiorità nei confronti del protagonista un po' perdente, il cattivo che, forte della sua autorità e del suo potere, vessa il protagonista un po' perdente ma si riduce a fare una fine tragica, un po' di patriottismo squallido e invettiva nei confronti dei paesi comunisti, etc... insomma nulla di nuovo. Se volete leggervi la trama esiste wikipedia.

Per evitare le solite banalità che si saranno già scritte un po' ovunque sul web mi piacerebbe soffermarmi sulle questioni ciclistiche che ho trovato più o meno verosimili e sugli aspetti in cui mi sono riconosciuto in prima persona. Partiamo dalle cazzate.
Prima cosa: i freni. L'ho già scritto in passato come la penso sulla questione fissa e freni. Uno può essere d'accordo o meno sul montarli sulla propria bici, ma non inventiamoci panzane: se ti trovi di colpo un bidone della spazzatura davanti alle ruote e ai lati hai 2 file di macchine l'unica è sperare di fermarsi in tempo. Col freno anteriore forse ce la fai o forse no, ma di sicuro in caso di impatto starai andando nettamente più piano che se fossi brakeless. Ridicola poi la scenetta della tipa che dopo il capottone smonta freno e leva (che sembra che non abbia nemmeno il collarino apribile, quindi ha smontato pure la manopola in strada?) e se ne va contenta perché in fondo il protagonista sfigato gliela contava giusta su quello strumento demoniaco. Il tutto reso ancora più ridicolo dal fatto che a inizio film lo stesso personaggio evita di stamparsi dentro un taxi che le taglia la strada proprio grazie al freno.
Seconda cosa: tutta sta competizione fatta di prese per il culo e punzecchiature tra chi usa bici fisse in acciaio o astronavi in carbonio col cambio elettronico io non l'ho veramente mai vista da nessuna parte. Se era per avere l'ennesimo pretesto per ambientare l'ennesima garetta improvvisata in ambiente urbano ben venga, ma nella realtà sta cosa proprio non esiste.
Terza cosa collegata con la seconda: in un contesto urbano pianeggiante una fissa se la gioca bene con qualsiasi altra bici. In un percorso fatto di salite e discese freni, ruota libera e cambio fanno la differenza e parecchio.
Quarta cosa: l'incidente del protagonista.  Una bici che fa un botto del genere non si rompe in quel modo. Soprattutto se si rompono dei raggi non si piegano a 90 gradi come nel film.

E ora le cose che mi hanno esaltato.
Ovviamente le scene di azione anche se un po' troppo ricche di computer grafica. Tutte fatte molto bene, adrenaliniche e in cui mi sono molto immedesimato, almeno quelle più sensate. In particolare ho trovato splendida la descrizione di come noi ciclisti urbani davanti a una serie di ostacoli in movimento ci facciamo al volo una serie di traiettorie alternative per cercare di passare nel modo più veloce e indolore possibile. Bella anche la rappresentazione grafica con inquadratura sugli occhi del ciclista e poi freccina serpeggiante sull'asfalto. Sembrava quasi di giocare a Max Payne!
Molto carino anche il riferimento alle alleycat che per fortuna vengono appena menzionate senza montarci sopra più fanatismo di quello che già esiste.
E per finire la trama ha il suo perché. Non è nulla di originale o degno di nota, ma si lascia guardare in scioltezza senza tempi morti. Per apprezzarla in pieno probabilmente bisogna essere un po' dei fakenger, ma a noi ci piace così.

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