... è che il primo se hai un guasto meccanico ti aspetta e cerca di batterti con le sue forze mentre il secondo ti pugnala nella schiena.
Ullrich ci manchi.
lunedì 19 luglio 2010
sabato 17 aprile 2010
Bici da pioggia
Girare in bici sotto la pioggia non è un gran divertimento, ma a volte si è obbligati a farlo. Vediamo quindi come dovrebbe essere attrezzata una bici urbana da bagnato per rendere il viaggio più confortevole e sicuro possibile.

La base da cui sono partito è la classica city bike da supermercato che col tempo ha subito sostanziali modifiche in quanto la componentistica presente su una bici da 99 euro fa schifo e prima o poi va sostituita con pezzi di migliore qualità.
Analizziamo ora le parti che reputo essenziali per costruire una buona bici da pioggia. innanzitutto ci sono i parafanghi che devono essere larghi ed avvolgenti come quelli presenti di serie. Ho anche aggiunto all'estremità posteriore di ogni parafango 2 appendici ricavate da una bottiglia di plastica per acchiappare anche gli spruzzi più molesti. Risultato ottimo.
L'impianto frenante originale era costituito da 2 orrendi v-brake con leve e pinze in resina e quando ha iniziato a tirare le cuoia ho montato all'anteriore un cantilever trovato in offerta su un negozio on line e al posteriore un mozzo a contropedale. Quest'ultimo in caso di pioggia, neve o fango è semplicemente fenomenale rispetto a un freno tradizionale che agisce sul cerchio. Frena sempre senza esitazioni e non ha bisogno di manutenzione. L'unico aspetto negativo è la poca modulabilità, ma trattandosi dell'asse posteriore un'inchiodata ogni tanto non è un grosso problema.
La trasmissione è a una sola velocità con raporto 42-20. Decisamente corto, ma considerando la stazza del mezzo e i continui rilanci causati dal traffico degli inscatolati è più che utilizzabile e se c'è una salitella tanto meglio. L'assenza di leve freno o manettini del cambio sulla manopola destra permette di poter tenere il manubrio con una sola mano ed eventualmente impugnare l'ombrello per ripararsi dagli acquazzoni più violenti.

E poi c'è la questione luci che, in caso di pioggia, quando i parabrezza sono sporchi e appannati riveste un ruolo fondamentale. Le lucette a un led che funzionano con una pila da orologio servono poco più che per figura: per farsi vedere serve qualcosa di molto luminoso. Così ho montato all'anteriore 2 faretti sul manubrio da 5 led e al posteriore una luce a 5 led per il portapacchi e una a 3 con un led centrale da mezzo watt sul tubo sella.
Il risultato giudicatelo voi...
Sulla fissa urbana, per quel che riguarda i parafanghi, ho invece optato per una configurazione meno inasiva, facilmente removibile ma che permette ugualmente di non sporcarsi troppo in caso di fondo bagnato. Si tratta di un parafango posteriore da mtb che si fissa al tubo sella in pochi minuti. È chiaro che l'efficacia non è quella di un parafango integrale, ma in casi emergenza fa il suo dovere e tiene il sedere asciutto. Visto l'ingombro e l'utilità ho deciso di tenerlo sempre montato.
La base da cui sono partito è la classica city bike da supermercato che col tempo ha subito sostanziali modifiche in quanto la componentistica presente su una bici da 99 euro fa schifo e prima o poi va sostituita con pezzi di migliore qualità.
Analizziamo ora le parti che reputo essenziali per costruire una buona bici da pioggia. innanzitutto ci sono i parafanghi che devono essere larghi ed avvolgenti come quelli presenti di serie. Ho anche aggiunto all'estremità posteriore di ogni parafango 2 appendici ricavate da una bottiglia di plastica per acchiappare anche gli spruzzi più molesti. Risultato ottimo.
E poi c'è la questione luci che, in caso di pioggia, quando i parabrezza sono sporchi e appannati riveste un ruolo fondamentale. Le lucette a un led che funzionano con una pila da orologio servono poco più che per figura: per farsi vedere serve qualcosa di molto luminoso. Così ho montato all'anteriore 2 faretti sul manubrio da 5 led e al posteriore una luce a 5 led per il portapacchi e una a 3 con un led centrale da mezzo watt sul tubo sella.
Sulla fissa urbana, per quel che riguarda i parafanghi, ho invece optato per una configurazione meno inasiva, facilmente removibile ma che permette ugualmente di non sporcarsi troppo in caso di fondo bagnato. Si tratta di un parafango posteriore da mtb che si fissa al tubo sella in pochi minuti. È chiaro che l'efficacia non è quella di un parafango integrale, ma in casi emergenza fa il suo dovere e tiene il sedere asciutto. Visto l'ingombro e l'utilità ho deciso di tenerlo sempre montato.
lunedì 15 febbraio 2010
Massacro di San Valentino - seconda edizione e secondo classificato

La mia giornata parte con la sveglia a mezzogiorno e piattone di pasta + banana come colazione. La bici era già stata preparata e lubrificata la giornata precedente così ho messo le poche cose che mi servivano nello zaino e sono partito alla volta del parco del Valentino per schierarmi in partenza. Mi mangio una brioches e faccio i dovuti saluti ai presenti. Schieriamo le bici e ci allontaniamo per la consueta partenza alla "Les Mans". Prima del via Lito ci spiega che dovremo affrontare 3 prove durante la gara e la prima sarà farsi una foto con una donna (un uomo per le fanciulle) mentre questa ci dà un bacio. Il mio risultato è qui sopra, ma semplicemente mitico è stato Claudio che ha trovato una signora anziana con tanto di badante che ancora un po' non se lo limonava di prepotenza. Sempre Lito poi aggiunge che i manifest con la lista dei checkpoint si trovavano al semaforo subito sotto al monte dei Cappuccini - quindi subito una salitella a freddo. 1, 2, 3... VIA!
Raggiungiamo le bici e mi metto subito all'inseguimento di Ovidiu tirandomi dietro i più agguerriti. La salita dei Cappuccini fa le prime vittime e mi accorgo subito che Andrea sarebbe stato un bruttissimo cliente in gara. Mi danno il manifest e, nella foga di cercare sulla cartina i checkpoint che non conoscevo, mi dimentico di scriverci sopra il nome, lo metterò all'arrivo... Fatto sta che schizzo via e mi tiro dietro Mattia, un ragazzo di Vicenza molto forte e molto simpatico.
Primo check, via Pietro Micca: facile, timbro e vado portandomi dietro Andrea che si era attaccato ad un altro concorrente, ma con poco successo. D'ora in poi noi 3 non ci staccheremo più o quasi. Il secondo check era in via Castelfidardo angolo Corso Stati Uniti. Io non ricordandomi quale fosse via Castelfidardo mi percorro tutto corso Stati Uniti da Via Sacchi fino alla fine e non trovo sto cazzo di check... WTF? Controllo la mappa e mi rendo conto che dovevo fare ancora qualcosa come 20 metri. Ma merda! Comunque ci facciamo sto check e partiamo a cannone verso via Domodossola al negozio di Cuore da sportivo. Anche qui timbro, un'occhiata alla mappa e si va. Attraversando un incrocio i miei 2 inseguitori mi superano e si ataccano a un gruppetto di torinesi che però sbagliano strada e vanno lunghi ad un checkpoint... è la mia occasione! mi precipito al check e qui mi svelano un'altra prova: devo gonfiare un palloncino e legarlo da qualche parte (zaino, bici, vestiti, caz... no, quello no). Mentre io mi fermo a gonfiare sto dannato palloncino e legarlo con lo spago al tubo sella vengo raggiunto dai miei inseguitori che si infilano il palloncino in tasca e mi seguono. Arriverranno all'arrivo col palloncino sgonfio e slegato. Ora se questo sta bene agli organizzatori sta bene pure a me, anche se rimango dell'idea che se ci sono delle prove bisognerebbe controllare che queste vengano effettivamente portate a termine fino alla fine e non solo per metà. In questo caso probabilmente avrei avuto la possibilità di lasciarmi dietro 2 out of town molto forti che invece mi sono dovuto tenere fino all'arrivo. Comunque il mio eventuale vantaggio sarebbe poi stato vanificato da una mia caduta, fortunatamente fuori dal traffico e a velocità bassa, che mi ha fatto perdere quel poco di vantaggio che avrei accumulato se tutti avessero gonfiato e legato il palloncino. Ma torniamo alla gara. Il prossimo check è al Triciclo in via Arbe: timbro e via verso Via Montevideo. Per raggiungere questo check facciamo un "breve pezzo contromano" in Via Tunisi che poi si rivelerà almeno un kilometro! Oh... non mi ricordavo bene a che altezza fosse la meta. Raggiunto il check timbriamo e approfittiamo di un fioraio dirimpetto al checkpoint per portare a termine la terza prova: reperire un fiore da consegnare all'arrivo. Quindi mi dirigo verso il punto di partenza con i miei 2 compagni d'avventura e ci presentiamo per primi da Aldone e 10cento che ci danno un altro manifest con un solo checkpoint in corso Salvemini. Subito non mi viene in mente dove sia ma mi suggeriscono che era dove avevamo giocato a polo una domenica di primavera. Ok, ce l'ho: andiamo! Corso Dante, Corso Rosselli, Corso Siracusa, Corso Sebastopoli, un pezzetto minimo di Corso Allamano e giriamo a sinistra per il check. A questo punto troviamo uno che per poco non ci apre la portiera della sua macchina in faccia e, mentre io penso che insulto rivolgergli, questo mi mostra il bollino da applicare al manifest. Il prossimo check è in piazza Carrara... e dove cazzo è? zona Corso Casale mi dicono. Ora la strada e tutta bene o male in leggera discesa. Le gambe sembrano girare abbastanza bene (ce ne metto per scaldarmi) e inizio un discreto forcing verso l'arrivo. Passando sotto casa di Aldone ci fermiamo senza esitazione per mettergli il nastro adesivo sul citofono e il super attack nella serratura e ripartiamo - scherzo. La strada verso l'arrivo è facile e c'è poco traffico. Saranno tutti a sciare? boh... Fatto sta che Mattia, il vicentino, rompe un cinghietto e si ritrova un handicap tecnico non indifferente dal momento che girava senza freni. Poi inizia ad accusare anche un po' la sete, quindi ci fermiamo per farlo bere in Corso Fiume angolo Corso Moncalieri e intanto chiediamo info a un tassista sull'ubicazione di Piazza Carrara. Ci dice che è subito dopo il velodromo. A questo punto, vista la proverbiale bastardaggine degli organizzatori di alleycat prende piede nella mia testa l'idea di un arrivo con un giro di velodromo come alla Parigi Roubaix... No, dai vi prego. Sospetto infondato, e meno male! Mentre ci avviciniamo all'arrivo io m rendo conto che tutto sommato ho ancora energie per un'eventuale volata o ancor meglio un'azione da finisseur di quelle che mi piacciono tanto e che per esempio mi hanno già permesso di vincere l'alleycat organizzata da cuore da sportivo lo scorso autunno. Arrivato davanti a Piazza Carrara io ho lo sguardo voltato a destra (verso la piazza) e di colpo mi sento chiamare da sinistra, dentro i giardinetti, sotto al monumento a Fausto Coppi dove c'è l'arrivo. Mentre li vedo mi accorgo che mi trovo troppo avanti e faccio per salire dal secondo scivolo (percorso giallo) mentre Andrea taglia a metà dal marciapiede (credo l'abbia bunny-hoppato, percorso rosso) e per pochi istanti mi soffia la prima posizione. Avessi saputo che l'arrivo era al monumento di Coppi che è dall'altra parte della strada rispetto a Piazza Carrara probabilmente sarei partito prima e avrei preso il primo scivolo (percorso blu).
Detto francamente avrei preferito perdere in volata o perché non ne avevo più piuttosto che per un'incomprensione sul punto esatto dell'arrivo. Comunque il risultato è positivo e i premi sportivamente cedutimi da Andrea, come omaggio per la mia funzione essenziale di navigatore, sono molto molto molto ricchi e per questo lo ringrazio per il bel gesto.
In conclusione devo imparare a ollare che in un'alleycat può tornare utile.
P.S.
Se vogliamo fare scambio di link tra i vari bloggers o forumers mandatemi una mail. Cioè una struria del tipo io linko te e tu linki me. Non mi riferisco a questo post, ma proprio all'indirizzo dei blog.
EDIT
Andrea il palloncino l'aveva gonfiato ma era nascosto nella borsa e i primi a tornare al Valentino sono stati Luca G e Vittorio.
Raggiungiamo le bici e mi metto subito all'inseguimento di Ovidiu tirandomi dietro i più agguerriti. La salita dei Cappuccini fa le prime vittime e mi accorgo subito che Andrea sarebbe stato un bruttissimo cliente in gara. Mi danno il manifest e, nella foga di cercare sulla cartina i checkpoint che non conoscevo, mi dimentico di scriverci sopra il nome, lo metterò all'arrivo... Fatto sta che schizzo via e mi tiro dietro Mattia, un ragazzo di Vicenza molto forte e molto simpatico.
Primo check, via Pietro Micca: facile, timbro e vado portandomi dietro Andrea che si era attaccato ad un altro concorrente, ma con poco successo. D'ora in poi noi 3 non ci staccheremo più o quasi. Il secondo check era in via Castelfidardo angolo Corso Stati Uniti. Io non ricordandomi quale fosse via Castelfidardo mi percorro tutto corso Stati Uniti da Via Sacchi fino alla fine e non trovo sto cazzo di check... WTF? Controllo la mappa e mi rendo conto che dovevo fare ancora qualcosa come 20 metri. Ma merda! Comunque ci facciamo sto check e partiamo a cannone verso via Domodossola al negozio di Cuore da sportivo. Anche qui timbro, un'occhiata alla mappa e si va. Attraversando un incrocio i miei 2 inseguitori mi superano e si ataccano a un gruppetto di torinesi che però sbagliano strada e vanno lunghi ad un checkpoint... è la mia occasione! mi precipito al check e qui mi svelano un'altra prova: devo gonfiare un palloncino e legarlo da qualche parte (zaino, bici, vestiti, caz... no, quello no). Mentre io mi fermo a gonfiare sto dannato palloncino e legarlo con lo spago al tubo sella vengo raggiunto dai miei inseguitori che si infilano il palloncino in tasca e mi seguono. Arriverranno all'arrivo col palloncino sgonfio e slegato. Ora se questo sta bene agli organizzatori sta bene pure a me, anche se rimango dell'idea che se ci sono delle prove bisognerebbe controllare che queste vengano effettivamente portate a termine fino alla fine e non solo per metà. In questo caso probabilmente avrei avuto la possibilità di lasciarmi dietro 2 out of town molto forti che invece mi sono dovuto tenere fino all'arrivo. Comunque il mio eventuale vantaggio sarebbe poi stato vanificato da una mia caduta, fortunatamente fuori dal traffico e a velocità bassa, che mi ha fatto perdere quel poco di vantaggio che avrei accumulato se tutti avessero gonfiato e legato il palloncino. Ma torniamo alla gara. Il prossimo check è al Triciclo in via Arbe: timbro e via verso Via Montevideo. Per raggiungere questo check facciamo un "breve pezzo contromano" in Via Tunisi che poi si rivelerà almeno un kilometro! Oh... non mi ricordavo bene a che altezza fosse la meta. Raggiunto il check timbriamo e approfittiamo di un fioraio dirimpetto al checkpoint per portare a termine la terza prova: reperire un fiore da consegnare all'arrivo. Quindi mi dirigo verso il punto di partenza con i miei 2 compagni d'avventura e ci presentiamo per primi da Aldone e 10cento che ci danno un altro manifest con un solo checkpoint in corso Salvemini. Subito non mi viene in mente dove sia ma mi suggeriscono che era dove avevamo giocato a polo una domenica di primavera. Ok, ce l'ho: andiamo! Corso Dante, Corso Rosselli, Corso Siracusa, Corso Sebastopoli, un pezzetto minimo di Corso Allamano e giriamo a sinistra per il check. A questo punto troviamo uno che per poco non ci apre la portiera della sua macchina in faccia e, mentre io penso che insulto rivolgergli, questo mi mostra il bollino da applicare al manifest. Il prossimo check è in piazza Carrara... e dove cazzo è? zona Corso Casale mi dicono. Ora la strada e tutta bene o male in leggera discesa. Le gambe sembrano girare abbastanza bene (ce ne metto per scaldarmi) e inizio un discreto forcing verso l'arrivo. Passando sotto casa di Aldone ci fermiamo senza esitazione per mettergli il nastro adesivo sul citofono e il super attack nella serratura e ripartiamo - scherzo. La strada verso l'arrivo è facile e c'è poco traffico. Saranno tutti a sciare? boh... Fatto sta che Mattia, il vicentino, rompe un cinghietto e si ritrova un handicap tecnico non indifferente dal momento che girava senza freni. Poi inizia ad accusare anche un po' la sete, quindi ci fermiamo per farlo bere in Corso Fiume angolo Corso Moncalieri e intanto chiediamo info a un tassista sull'ubicazione di Piazza Carrara. Ci dice che è subito dopo il velodromo. A questo punto, vista la proverbiale bastardaggine degli organizzatori di alleycat prende piede nella mia testa l'idea di un arrivo con un giro di velodromo come alla Parigi Roubaix... No, dai vi prego. Sospetto infondato, e meno male! Mentre ci avviciniamo all'arrivo io m rendo conto che tutto sommato ho ancora energie per un'eventuale volata o ancor meglio un'azione da finisseur di quelle che mi piacciono tanto e che per esempio mi hanno già permesso di vincere l'alleycat organizzata da cuore da sportivo lo scorso autunno. Arrivato davanti a Piazza Carrara io ho lo sguardo voltato a destra (verso la piazza) e di colpo mi sento chiamare da sinistra, dentro i giardinetti, sotto al monumento a Fausto Coppi dove c'è l'arrivo. Mentre li vedo mi accorgo che mi trovo troppo avanti e faccio per salire dal secondo scivolo (percorso giallo) mentre Andrea taglia a metà dal marciapiede (credo l'abbia bunny-hoppato, percorso rosso) e per pochi istanti mi soffia la prima posizione. Avessi saputo che l'arrivo era al monumento di Coppi che è dall'altra parte della strada rispetto a Piazza Carrara probabilmente sarei partito prima e avrei preso il primo scivolo (percorso blu).

In conclusione devo imparare a ollare che in un'alleycat può tornare utile.
P.S.
Se vogliamo fare scambio di link tra i vari bloggers o forumers mandatemi una mail. Cioè una struria del tipo io linko te e tu linki me. Non mi riferisco a questo post, ma proprio all'indirizzo dei blog.
EDIT
Andrea il palloncino l'aveva gonfiato ma era nascosto nella borsa e i primi a tornare al Valentino sono stati Luca G e Vittorio.
mercoledì 3 febbraio 2010
Bighe rubbbate
Mi limito a girare le notizie coi link opportuni. Se qualcuno le vede in giro lo segnali ai legittimi proprietari... ci credo poco, ma non si sa mai.
http://www.fixedforum.it/forum/viewtopic.php?f=2&t=4257
http://www.ciclistica.it/post/2010/01/31/rubata-bici
http://www.mtb-forum.it/community/forum/showthread.php?t=153017
http://www.fixedforum.it/forum/viewtopic.php?f=2&t=4257
http://www.ciclistica.it/post/2010/01/31/rubata-bici
http://www.mtb-forum.it/community/forum/showthread.php?t=153017
- maledetti figli di puttana -
lunedì 1 febbraio 2010
Alleycat torinese + polo
venerdì 22 gennaio 2010
Il generale Inverno
Il termometro sul balcone di casa mia oggi segna -5, ma ciò non deve scoraggiare dall'inforcare la bici. Ci sono 2 accessori di cui però non posso assolutamente fare a meno per affrontare queste condizioni climatiche estreme: passamontagna in windstopper e guanti da sci.
Faccio un po' la figura del black block ma mani e vie respiratorie ringraziano.
Faccio un po' la figura del black block ma mani e vie respiratorie ringraziano.
giovedì 24 dicembre 2009
Fissa e freni.
Le bici a scatto fisso (dette anche fisse) sono biciclette dove non è presente il meccanismo della ruota libera e quindi possono essere controllate sia in accelarazione che in decelerazione con la sola forza delle gambe. Questa caratteristica fa sì che sia possibile non montare nessun freno mantenendo la possibilità di fermarsi. Tutto molto semplice, efficiente, diretto, zen ed esteticamente pulito. Se ci si vuole fermare si da un leggero colpetto in avanti col bacino, si spinge sul pedale che sta dietro e si tira col pedale avanti, grazie alla tenuta su un cinghietto legato tra pedale e puntapiedi. Con questa manovra si riesce a trasmettere alla ruota posteriore una coppia sufficiente persino a bloccarla su asfalto asciutto, quindi un'efficacia del tutto paragonabile a quella di un buon freno tradizionale se chi la effettua sa li fatto suo.
Considerando quindi che in città il miglior modo - o forse l'unico modo - per evitare di farsi male è saper prevenire le situazioni di pericolo piuttosto che disporre di un impianto frenante in grado di garantire staccate da formula 1, si potrebbe affermare senza troppe preoccupazioni che una bici fissa senza freni sia adatta per muoversi in ambiente urbano.
Ci sono però 2 elementi che mi fanno sconsigliare caldamente a chiunque di girare brakeless: uno di carattere tecnico e l'altro legale.
L'aspetto tecnico è molto semplice: un buon impianto frenante deve essere sdoppiato affinché se una parte smette di funzionare si può ancora contare su un'altra parte sana per arrestare la nostra (folle) corsa. Ma se l'impianto frenante è costituito dalla sola trasmissione come pensiamo di fermarci se per esempio, si smaglia la catena, si strappa un cinghietto o si sfiletta il mozzo? Be', io non vorrei mai trovarmi in una di queste situazioni senza un freno d'emergenza su cui contare. Non voglio inventarmi improbabili manovre acrobatiche per salvarmi la vita quando devo già fare attenzione a non infilare la ruota nei binari del tram o alle madame rimbecillite che escono dai parcheggi con delle auto rubate alla guerra in Iraq senza guardare se sta passando qualcuno.
L'aspetto legale è altrettanto semplice: il codice della strada recita che le biciclette devono essere equipaggiate di un freno indipendente per ogni asse. È quindi chiaro che se già le fisse con un solo freno sono al limite della legalità, quelle brakeless sono fuori di brutto. E la cosa è grave non tanto per il rischio di prendersi una multa ma perché in caso di incidente, anche con piena ragione, la controparte potrebbe obiettare che lo schianto è avvenuto a causa della mancanza dei freni sulla bicicletta coinvolta e con ogni probabilità il ciclista fisso si troverà con la bici a pezzi, qualche livido (se va bene) e nemmeno un euro di risarcimento. Insomma cornuto e mazziato. Ne vale la pena?
C'è ancora il fattore peso. Un impianto composto di leva, cavo, guaina, eventuale viteria, pinza e pattini come il vecchio u-brake da strada che c'è in foto supera di poco i 300 grammi, cioè un valore ampiamente sostenibile se consideriamo che permette di fermarsi con la semplice pressione di 2 dita e di evitare fastidiose rogne in caso di crash.
P.S.
Questi sono solo consigli dettati dalla mia esperienza di ciclista urbano che ha voluto provare anche il brakeless, ma si è trovato a fidarsi ad usarlo solo per uscire la sera o la domenica quando il traffico è meno impestato con l'ovvia conseguenza di fare dietro front. L'unica situazione in cui tutto sommato si può fare a meno del freno è quando c'è neve sulle strade, ma ne parlerò in un altro post.
Considerando quindi che in città il miglior modo - o forse l'unico modo - per evitare di farsi male è saper prevenire le situazioni di pericolo piuttosto che disporre di un impianto frenante in grado di garantire staccate da formula 1, si potrebbe affermare senza troppe preoccupazioni che una bici fissa senza freni sia adatta per muoversi in ambiente urbano.
Ci sono però 2 elementi che mi fanno sconsigliare caldamente a chiunque di girare brakeless: uno di carattere tecnico e l'altro legale.
L'aspetto tecnico è molto semplice: un buon impianto frenante deve essere sdoppiato affinché se una parte smette di funzionare si può ancora contare su un'altra parte sana per arrestare la nostra (folle) corsa. Ma se l'impianto frenante è costituito dalla sola trasmissione come pensiamo di fermarci se per esempio, si smaglia la catena, si strappa un cinghietto o si sfiletta il mozzo? Be', io non vorrei mai trovarmi in una di queste situazioni senza un freno d'emergenza su cui contare. Non voglio inventarmi improbabili manovre acrobatiche per salvarmi la vita quando devo già fare attenzione a non infilare la ruota nei binari del tram o alle madame rimbecillite che escono dai parcheggi con delle auto rubate alla guerra in Iraq senza guardare se sta passando qualcuno.
L'aspetto legale è altrettanto semplice: il codice della strada recita che le biciclette devono essere equipaggiate di un freno indipendente per ogni asse. È quindi chiaro che se già le fisse con un solo freno sono al limite della legalità, quelle brakeless sono fuori di brutto. E la cosa è grave non tanto per il rischio di prendersi una multa ma perché in caso di incidente, anche con piena ragione, la controparte potrebbe obiettare che lo schianto è avvenuto a causa della mancanza dei freni sulla bicicletta coinvolta e con ogni probabilità il ciclista fisso si troverà con la bici a pezzi, qualche livido (se va bene) e nemmeno un euro di risarcimento. Insomma cornuto e mazziato. Ne vale la pena?
C'è ancora il fattore peso. Un impianto composto di leva, cavo, guaina, eventuale viteria, pinza e pattini come il vecchio u-brake da strada che c'è in foto supera di poco i 300 grammi, cioè un valore ampiamente sostenibile se consideriamo che permette di fermarsi con la semplice pressione di 2 dita e di evitare fastidiose rogne in caso di crash.
P.S.
Questi sono solo consigli dettati dalla mia esperienza di ciclista urbano che ha voluto provare anche il brakeless, ma si è trovato a fidarsi ad usarlo solo per uscire la sera o la domenica quando il traffico è meno impestato con l'ovvia conseguenza di fare dietro front. L'unica situazione in cui tutto sommato si può fare a meno del freno è quando c'è neve sulle strade, ma ne parlerò in un altro post.
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