giovedì 16 febbraio 2012

Torino smart city

Sarò io che non capisco nulla di urbanistica, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse una volta per tutte che cosa significa smart city. Perché quello che intendo io è una città senza barriere architettoniche e con una logistica furba che privilegia il trasporto pubblico rispetto a quello privato e la mobilità sostenibile rispetto a quella sporca. Evidentemente chi amministra la città di Torino ha una visione leggerissimamente diversa dalla mia perché non appena sono caduti 20 cm di neve è stato subito chiaro per cosa bisognava sbattersi a pulire affinché fosse di nuovo tutto operativo nel minor tempo possibile e per cosa invece si poteva tranquillamente aspettare il disgelo primaverile. I viali centrali dei corsi principali sono stati i primi a essere salati, poi è toccato alle vie minori, in seguito è stata la volta dei marciapiedi e nemmeno tutti (tanto se un invalido vuole muoversi sono solo cazzi suoi nella smart city) e per le piste ciclabili ad oggi non è stata ancora fatta una beata minchia.

Le seguenti foto sono del 15/02/2012 quando l'emergenza neve era già finita da giorni e le strade erano tutte perfettamente percorribili senza eccezioni.

Corso Mediterraneo angolo Corso Stati Uniti - Per la curva in fondo prima del semaforo mi raccomando piede a terra e giù di contro sterzo.


Corso Matteotti, ingresso ciclabile angolo Corso Vinzaglio - Un bel bunny hop e via.


Corso Matteotti - Tecnica libera.


Corso Matteotti - Area biathlon.


Corso Stati Uniti - pochi metri di asfalto pulito e poi via, verso l'infinito e oltre!


Via dell'Arcivescovado - Qui non essendoci barriere fisiche la pista è percorribile perché lo stesso sale usato per pulire la strada ha liberato anche la pista. Ah, poi se ci devi stare solo 5 minuti con le 4 frecce non c'è problema.


Insomma, diciamo le cose chiaramente: l'unica cosa smart che il nostro favoloso sindaco e la sua giunta (eletta anche coi voti degli ecologisti ricordiamocelo) sono riusciti a fare è questa pagliacciata di video. Ma è nelle situazioni critiche che emerge veramente chi è in grado di agire e chi sa solo chiacchierare. Volete la smart city? Benissimo: prima cosa, pulite i marciapiedi e le corsie preferenziali, poi le ciclabili e poi il resto. Scelta ardita, ma di sicuro effetto e che renderebbe credibili tutte le parole dette. Se non c'è il coraggio di fare certe scelte sarebbe più opportuno avere almeno la decenza di tacere.

Passando alle azioni concrete è evidente che la priorità era il trasporto automobilistico privato con tanto di sospensione ZTL che aiuta sempre, tutto molto smart. E le bici chissenefrega tanto sono solo 4 poveri sfigati nulla facenti che si divertono a fare gli ecologisti radical chic.

venerdì 3 febbraio 2012

Alleyfuck - 18/02/2012


Il flyer dice già tutto: alleycat a Torino. E quest'anno darò davvero spettacolo!

venerdì 27 gennaio 2012

Un anno con le DZR GMT-8: recensione!

E da un anno buono che sulla fissa da città pedalo con delle DZR GMT-8 e ho pensato di fare una recensione per cercare di capire se queste scarpe sono in grado di soddisfare le esigenze del ciclista urbano che vuole usare i pedali automatici e allo stesso tempo avere una calzatura dall'aspetto civile e comoda per camminare.

- look
Esteticamente le GMT-8 sono un mix ben riuscito di una scarpa da skate e una da tempo libero. La tela che costituisce gran parte della calzatura ricorda molto le Converse All star, mentre la forma è più simile a una scarpa da skate tradizionale come quelle prodotte da DC, Vans, Circa, etc...
L'inserto catarifrangente a forma di maglia di catena sul retro della scarpa è quella chicca che rende questo prodotto ancora più chic.

L'unica nota negativa per quel che riguarda il look è l'utilizzo di troppe parti di colore bianco che finiscono per sporcarsi molto presto se si gira per locali affollati: e siccome io sono un supergiovane che continua a bazzicare per pub e discoteche mi trovavo sempre a doverle pulire per evitare di fare la figura del clochard. Ma pare che sia una tendenza abbastanza in voga anche da parte di altri produttori, peccato.

- pedalata e camminata
 Se DZR voleva fare una calzatura rigida abbastanza per poter pedalare in modo efficente, ma allo stesso tempo comoda per poter camminare diversi kilometri come se fosse una scarpa da ginnastica posso affermare senza esitazione che hanno raggiunto in pieno il loro obiettivo.
Ovviamente non ci troviamo davanti a un prodotto da gara con suola ultrarigida e infatti quando si spinge veramente forte sui pedali un minimo di flessione è percepibile, ma non è nulla in confronto a quello che mi capitava con scarpe come le Vans Slip on dove, alla lunga, i bordi del pedale risultavano anche dolorosi. La possibilità di poter usare pedali automatici su una fissa ha un sacco di vantaggi: prima di tutto si può spingere ben più forte che con le gabbiette, poi l'aggancio del pedale a bici in movimento è facile e infine, se come nel mio caso la bicicletta è una conversione e non un pista e quindi col movimento centrale basso, portando a mano la bici non si dovrà più avere a che fare col rumoroso e fastidioso fenomeno delle gabbiette che strisciano per terra a ogni giro. E IMHO pure la linea della bici ci guadagna in positivo.
E in quanto a camminata, a parte che ci si dimentica che sotto alla suola c'è la tacchetta dell'spd, non c'è null'altro da dire. Anzi sì, qualcosa da dire c'è: proprio perché la suola ha un bel buco nel centro, nel caso si dovesse camminare su un pavimento bagnato l'aderenza sarebbe davvero precaria, ma basta saperlo. Su asciutto invece nessun problema. Il disegno della suola è mediamente liscio e infatti in mountain bike non mi sono trovato per niente bene in quanto avrei preferito avere qualche tassello un po' più aggressivo per non rischiare sempre di cadere nei tratti a piedi.
Insomma, nel complesso DZR ha creato un ottimo compromesso tra sportività e comodità, senza eccessi e che funziona molto bene.



- resistenza nel tempo
Sotto questo aspetto le scarpe le ho trovate un po' scarsine, soprattutto per un utilizzo su bici fissa, dove oltre a spingere bisogna anche tirare sui pedali, per esempio per skiddare. La cosa spiacevole che è successa è che dopo un paio di mesi alcune cuciture (cerchio rosso) stavano iniziando ad aprirsi. Così ho dovuto fare aggiungere dal calzolaio una cucitura di rinforzo per ogni lato (4 in totale) e per sicurezza ho pure infilato nei buchi del laccio più basso un cavetto d'acciaio (linea blu) tenuto fermo da due micro morsetti a vite. Ora le parti della scarpa sono decisamente più attaccate insieme di come lo fossero da nuove. Mi auguro che per i modelli dei prossimi anni DZR riesca a migliorare i suoi prodotti sotto questo punto di vista.
I lacci inizialmente erano elastici, ma dopo un po' di utilizzo e qualche acquazzone si sono allungati e hanno perso tutta l'elasticità iniziale.



- giudizio finale
Nel complesso DZR ha fatto un bel lavoro con queste scarpe. Ci sono alcuni difetti facilmente correggibili ma mi sento comunque di consigliare caldamente a chiunque avesse voglia di usare i pedali automatici in città l'acquisto di queste scarpe. Guardando ai futuri prodotti di quest'azienda sembrano interessanti le Minna che hanno un disegno rivisitato e promettono bene.

lunedì 16 gennaio 2012

venerdì 2 dicembre 2011

Goldsprint a Torino! - 17/12/2011


Siccome sono pigro e non ho la fantasia per scrivere nemmeno mezza riga faccio che girare la news che mi è arrivata... ovviamente è vietato mancare!


10CENTO & TIGERS sono lieti di invitarvi al primo evento Goldsprints di Torino sponsorizzato Lobster.
Venite quindi a pedalare, bere qualche birretta e ascoltare buona musica con Dj Gammy, Dj Tsura e The Ambassadors. Pare che ci siano degli ottimi motivi per non mancare...
Sabato 17 Dicembre dalle ore 20.00 Zero Bar Via Vanghiglia 0 Torino, a seguire l'after party al Club Gamma

Dj Tsura
http://www.unlimitedstruggle.com/affiliati/
http://www.youtube.com/watch?v=e8mEnuY6tIE

Dj Gammy
http://soundcloud.com/dj-gammy/the-lemon8-mixtape

The Ambassadors
http://soundcloud.com/the-ambassadors/black-excellence

lunedì 9 maggio 2011

La vera strage a.k.a. il mio solito cinismo

Mentre scrivo sto post è fresca la notizia che in seguito a una bruttisima caduta durante la terza tappa del giro d'Italia 2011 ci ha lasciato un corridore 26enne della Leopard Trek, il belga Wouter Weylandt. Tutto molto brutto e triste, ma ricordiamoci che la vera strage si consuma tutti i giorni sulle nostre strade, dove ad oggi dall'inizio dell'anno in italia 252 pedoni e 109 ciclisti hanno perso la vita in seguito ad incidenti stradali. Nessuno ne parla, ma contano lo stesso. E credo che a conti fatti sia più drammatico morire mentre si va al lavoro o a fare la spesa piuttosto che per vincere una corsa dove i rischi sono ben noti.

http://www.achitocca.it/

domenica 20 febbraio 2011

Torino Shot Race report

imagebam.com
Ho cominciato la giornata di sabato in cantina mettendo alla frusta il dremel tarocco comprato da Bennet per modificare una corona in modo che entrasse nella mia guarnitura. Volevo mettere un dentino in più per allungare un po' il rapporto ed evitare di frullare troppo sul veloce. Scelta tutto sommato azzeccata. Con la bici opportunamente modificata, vestito in modo super tecnico con fuseaux in lycra e scarpe racing e con lo stomaco che fa i capricci mi avvio verso il luogo della partenza e noto che la gamba non è proprio delle migliori, ma pazienza ormai siamo in ballo e quindi balliamo.
Arrivo sul punto del ritrovo e mi immergo nell'atmosfera festosa del pre gara con la solita sfilata di bici di tutti i tipi: pista, strada, conversioni, gioiellini, catorci, mtb, etc... insomma il paradiso per un appassionato. Si cazzeggia, si girucchia da soli o in gruppetti, ci si scalda, iscrizione, spoke card, briefing, 1, 2, 3 pronti via!
La formula scelta dagli organizzatori quest'anno prevede una gara a punti con tanti checkpoint di diverso valore sparsi in giro per la città e situati in parchi / giardinetti. Uno solo di questi è obbligatorio: gli altri possono anche essere saltati senza invalidare la gara, ma va da sé che più se ne chiudono e più si sale in classifica, soprattutto per i 2 checkpoint periferici che valgono da soli come 3 o 4 degli altri sommati. Il tutto da compiere in un tempo massimo di 2 ore.
Preso in mano il manifest noto con dispiacere che conosco solo 1 indirizzo dei ben 10 checkpoint segnati... panico! Per fortuna che sono con 2 altri ragazzi che mi danno delle indispensabili dritte e pian piano ci facciamo un'idea di come organizzare il percorso. Rispetto ad altri corridori impieghiamo molto più tempo a cercare i luoghi sulle cartine e, a conti fatti, direi che si è rivelata una mossa vincente, soprattutto in una gara dove una buona pianificazione era fondamentale.
Partiamo (punto giallo) e dopo pochi metri uno dei miei due compagni d'avventura si sdraia a pelle di leone uscendo da una curvetta erbosa. Fortunatamente è illeso e possiamo partire alla volta del primo check (punti blu) dove maximiglio timbra il manifest e via. La gamba non è il massimo, ma tutto sommato in pianura resisto. Per il secondo check saliamo verso il monte dei cappuccini (anche se potevamo farne a meno) e sono veramente inchiodato, tanto che scendo dalla bici e spingo. Al secondo check becchiamo Aldone che ci sprona a spingere e si riparte. Abbozziamo in 3 una sorta di trenino aerodinamico su corso Moncalieri e ci dirigiamo verso il check del ponte Isabella... si ma dove? Boh. Io e i miei 2 compari ci sparpagliamo e io mi sento chiamare dal basso, quasi sotto il ponte (di fianco al finto sottomarino che non ho mai capito a cosa serva / cosa sia / perché l'abbiano messo lì) da Naos. Così mi precipito da lui a checkare facendomi disegnare 2 favolosi baffi da hipster col pennarello e noto che sono rimasto solo. Aspetterei volentieri i miei compagni di fuga che mi hanno dato un aiuto essenziale per i primi checkpoint, ma il tempo è tiranno e decido di proseguire in solitaria. Così risalgo verso la superficie e percorro corso Bramante con le gambe che giravano così, giusto per noia. Sofferenza sul cavalcavia della ferrovia e subito svolta a sinistra lungo via Giordano Bruno dove continuo a voltarmi temendo che qualcuno mi insegua, ma niente. Arrivo al primo check periferico da millemila punti che sta grosso modo al mausoleo della Bela Rosin. Incrocio altri concorrenti e mi fiondo su corso Unione Sovietica dove, rispettando scrupolosamente tutti i tempi semaforici, giungo fino a piazzale Caio Mario per imboccare corso Agnelli. Ora c'è da affrontare il chekcpoint obbligatorio (punto nero) che voci di corridoio (sempre i primi compagni di fuga ormai volatilizzatisi) davano in zona Santa Rita. Lo cerco un secondo sulla carta e mi lancio in una folle corsa su Corso Agnelli con le gambe che pian piano stanno iniziando a girare. Passo di fianco allo Stadio infilandomi con nonchalance nel corso libero e tappato dalle macchine dei vigili che per fortuna avevano altro a cui pensare che a un ciclista fisso in evidente agitazione agonistica. Fatto sta che proseguo quasi fino a largo orbassano e taglio a sinistra verso via Tirpoli e poi corso Tirreno dove dopo un paio di tentativi giungo al check obbligatorio. C'è da fare una prova: bere uno shot di vodka o di succo di pomodoro.e farsi legare addosso un pacco vuoto (WTF?). Comunque ho optato per il pomodoro che tra l'altro mi piace anche parecchio. Ora inizio a valutare cosa riesco a fare... di tempo ce n'è ancora, ma anche la strada è tanta. Decido di buttarmi all'altro checkpoint periferico che si trova al confine tra Collegno e Torino. Quindi parto in direzione ovest costeggiando la ferrovia e andando oltre le Gru. Cavalcavia, altro cavalcavia e finalmente la gamba c'è. Siamo in via Thures e Lito mi timbra il manifest. Ora come dicono i new found glory fino all'arrivo è quasi tutta discesa e mi lancio giù da corso Francia (sempre rispettando meticolosamente i semafori e il codice della strada come tutti noi che corriamo queste garette abbiamo l'abitudine di fare) per poi girare a sinistra in corso Marche e prendere la scia di un provvidenziale camioncino frigorifero che mi ha tagliato l'aria per mezzo kilometro abbondante. Giro verso destra in direzione pellerina e, chiedendo a un paio di passanti che mi indicano con precisione picometrica l'ubicazione di sta famosa via Bellardi, raggiungo il check che prevede una prova extra: fare canestro con un tiro. E se sbaglio? "Tu tira!" mi intima il chekcpointaro. Io a basket sono una pippa astronomica, ma cerco di ricordare tutti le nozioni insegnatemi dai campioni che frequentano i campetti di Bardonecchia. Quindi mano d'appoggio, mano di spinta svuotamento dei polmoni e tiro. La palla rimbalza pericolosamente sul ferro, ma alla fine entra. Il check mi vale un punto in più, bella lì. Preso bene per la sturia mi viene in mente questo video e mi allontano cantando gli hammerfall. Ora devo decidere se fare ancora tutti i check rimanenti o tagliare quello più a nord; intanto scendo per via Nicomede Bianchi, chissà se Ovidiu mi ha visto passare... Arrivo in corso Lecce e giro a sinistra: fanculo, ci provo, anche se non sono bene sicuro di dove sia sta via Saorgio, quindi ci arrivo nel modo non proprio più rapido e fermandomi un paio di volte a guardare la carta. Timbro e parto con una borsina in regalo; ce n'erano ancora un sacco, deduco che ci siano passati in pochi da sto check. Entro in via Stradella dove un idiota per fare una manovra totalmente inutile mi costringe a una frenatina di emergenza con saltellamento posteriore. Insulti e colpi di clacson di risposta e lo lascio fermo in coda come un coglione. Arrivato in corso Principe Oddone, temendo lavori invadenti, non oso percorrerlo per giungere al penultimo checkpoint e opto per via Cigna che è una coda continua di macchine piantate. Scelta dubbia: probabilmente in bici ci passavo, ma non ho voluto rischiare. Comunque arrivo a destinazione, timbro quindi anche a questo check di via Biella e mi fiondo verso il centro percorrendo un micro tratto di corso Regina, rondò d'la furca, corso Valdocco e poi a sinistra in via Cernaia in direzione via San Francesco da Paola. Mancano 15 minuti scarsi allo scadere del tempo massimo. Arrivo anche all'ultimo checkpoint che non ho nemmeno ben capito cosa fosse tanto ero assatanato e infilo via Po ballando un po' di samba sul pavè affrontato a velocità di curvatura. Qualche urlaccio a gente che cercava di tagliarmi la strada in piazza Vittorio, svolta a sinistra e arrivo al parco Michelotti (punto verde) dopo essermi fatto tutti i check e 5 minuti scarsi allo scadere del tempo massimo. Pare che prima di me nessuno sia arrivato col manifest completo e quindi ho vinto.
Solita festa casinara after race, un sacco di premi e il rischio, tornando a casa a velocità lumaca a gara finita, di stamparmi sul lunotto posteriore di una clio guidata da un genio che ha deciso di uscire da un passo carrabile in retro senza guardare e parlando al telfonino. Non mi ha nemmeno dato la soddisfazione di ascoltare le cose che gli ho detto, che maleducato.